LA ACTUALIDAD ECONOMICA DEL MUNDO VISTA POR EL PARTIDO QUE ASPIRA A DOMINARLO

Toda crítica será aceptable con tal de que sea positiva y laudatoria

lunes, 21 de julio de 2008

The global economy is at the point of maximum danger

Un mes celebrando la victoria del combinado español, el golazo de Torres, la inutil salida del cancerbero teutón, y ha tenido que venir el Señorito Ambrose Evans-Pritchard a mandarnos de vuelta al mundo real: hemos superado la crisis y nos dirigimos de cabeza, sin casco y con la gorda de tu prima de Las pedroñeras al volante del 127, hasta las cejas de cazalla, hacia terrenos desconocidos.... suenan campanas de recesión dudes. Hoy el análisis optimista de Ambrose en el Telegraph, mañana o pasado hablaremos del gobierno.

PSD: Agradecer a los otros dos presuntos pergeñadores de este bloggerl su inestimable aportación de documentos, sois escoria tios!!

miércoles, 2 de julio de 2008

European champions (of nearly everything)

Hay que ver lo bien que nos deja The Independent en un completo artículo a todo color cuatricomía papel maché apaisado, ya solo falta que nos devuelvan Gibraltar y tan amigos.


martes, 1 de julio de 2008

Il sorpasso 2.0

La profezia di Zapatero
Italia superata anche nel calcio


E così ci hanno superati pure nel calcio. Sul campo gli italiani battevano gli spagnoli per diritto divino dai tempi di Zamora e Alfonso XIII. Nel frattempo loro ci hanno sopravanzati in quasi tutto il resto. A Vienna, per dire, l'Italia schierava ‘Gnazio La Russa, la Spagna re Juan Carlos (per quanto oggettivamente ridimensionato dall'intervista in italo-spagnolo concessa ad Amedeo Goria). Unica consolazione: Zapatero sarà pure un leader giovane e dinamico, ma di calcio sa poco. Non soltanto — a differenza di Berlusconi, e analogamente a politici minori tipo Churchill e de Gaulle — non ha vinto cinque Coppe dei Campioni; ha pure pronosticato una partita scoppiettante («Vinciamo noi 3-2!»). A Zapatero queste cose piacciono: prima delle elezioni del marzo scorso, aveva affidato al direttore del Mundo un foglietto con il numero — 172 — dei seggi che il suo Partito socialista avrebbe conquistato. Furono solo 3 di meno: comunque, vittoria. Anche stavolta ha vinto lui. Ma al termine di un match senza reti. Ha fatto miglior figura il nostro premier, per una volta prudente e silenzioso. Per giunta siamo — o crediamo di essere — molto amici, quasi parenti. Zapatero e Berlusconi appartengono a due generazioni e due famiglie politiche lontane, ma il rapporto personale è ottimo. Si stanno simpatici.
Alla vigilia del 13 aprile, il premier spagnolo mandò un video augurale a Walter Veltroni (Zapatero dice Ualter); ma il giorno dopo fu il primo tra gli stranieri a congratularsi con Berlusconi. I due simpatizzarono fin da quando, nel maggio 2004, il Cavaliere volle abbracciare l'ospite non solo metaforicamente, smarcandosi da Fini che ne aveva criticato il programma laicista: «Tra me e José Luis le posizioni sono identiche». Non era proprio così, ma sei mesi dopo lo riabbracciò in pubblico, stavolta a Cuenca: «Io e José Luis siamo due guapos », fu la risposta agli applausi della folla. Qualche recente dissapore, italiani e spagnoli l'hanno avuto anche fuori dal calcio. C'era ancora Prodi quando Zapatero annunciò il sorpasso di Madrid nel pil pro capite, e il Professore contestò: «Non è vero, in media restano più ricchi gli italiani ». La ministra Bibiana «Bibi» Aido, appoggiata dalla vicepremier Maria Teresa Fernandez de la Vega, parlò di razzismo italiano dopo i roghi nei campi rom e la stretta sulla sicurezza del nuovo governo. Schermaglie. Per il resto, italiani e spagnoli si sono inventati una fratellanza che nella storia non è mai esistita. Anzi, i due popoli si sono detestati e combattuti per secoli, e persino quando si allearono come a Lepanto gli screzi furono tali che il patto venne subito infranto (scrive Arrigo Petacco nel minuzioso libro dedicato alla battaglia che fino all'assedio di Famagosta e già qualche mese dopo la Serenissima si trovava meglio con i turchi di Selim II, la cui favorita e madre dell'erede al trono era per altro veneziana).
L'equivoco nasce forse dalla percezione distorta che l'Italia ha della Spagna, e viceversa. Se gli spagnoli, e non solo, pensano l'Italia come un'immensa Napoli, con il sole la pizza il mandolino gli spaghetti e tutto, noi pensiamo la Spagna come una grande Andalusia. La Spagna verde, atlantica, zitta, diffidente, ci è estranea; sono posti dove non si va in vacanza e che non si vedono in tv. In realtà, spagnoli e italiani sono molto diversi. Ad esempio un'antica diceria popolare iberica, radicata nei secoli del declino e delle guerre civili, racconta che la Spagna sia nata sotto una cattiva stella. In Italia avevamo inventato invece la leggenda dello stellone (ridimensionata pure quella dai rigori di ieri). Per il resto, le parti si sono invertite. Come informano le statistiche, gli spagnoli sono il popolo più ottimista d'Europa, e noi il più pessimista. Gli spagnoli ci sono diventati simpatici qualche decennio fa, quando abbiamo scoperto che erano più poveri e più disorganizzati. Nel frattempo il sistema di Madrid, uscito da una dittatura autarchica, si è rivelato capace di batterci. In due generazioni, gli spagnoli hanno creato imprese in grado di comprare o contendere quote delle società italiane che gestiscono i telefoni e le autostrade, nel Paese con la massima concentrazione di telefonini e di auto al mondo. Così Telefonica è entrata in Telecom, e Abertis è stata fermata dalla politica sulla soglia della fusione con Autostrade. La Spagna è di gran moda, considerata un punto di riferimento per la gioia di vivere, la concordia tra le parti sociali, la flessibilità del lavoro, il progresso dei diritti civili. La società spagnola pare un modello di dinamismo sia ai progressisti («Viva Zapatero! ») sia ai restauratori, ai sostenitori del matrimonio omosessuale come ai difensori della famiglia tradizionale, agli amanti della movida e dei film di Almodovar come ai neocatecumenali seguaci del santo chitarrista Kiko Arguello e ai ciellini che dopo la morte di Giussani si sono affidati allo spagnolo Carron. E' la derrota di cui parla Panucci, che a Madrid ha trovato casa e moglie (già lasciata però). Eppure da qualche mese la crisi finanziaria e immobiliare morde i primati della Spagna. La partita, quella vera, non è certo finita stasera; forse è appena cominciata.
Aldo Cazzullo 23 giugno 2008


Fuente: Corriere della Sera

La Evolución de la Energía Eólica

La nueva generación de la energía eólica: una central con cometas que iguala la potencia de una planta nuclear

La respuesta a las crecientes necesidades energéticas del mundo podría estar en el viento. Esta renovable se puede aprovechar de una manera más efectiva de cómo ahora hacen los molinos aerogeneradores, que sólo utilizan las corrientes de aire más cercanas a la tierra ya que suelen tener una altura media de unos 80 metros y raramente alcanzan los 150. Excepto en los lugares muy ventosos, por lo general, la velocidad del viento a 80 metros del suelo es de 4,6 metros al segundo. A 800, sin embargo, el aire circula mucho más rápido, alcanzando los 7,2 metros al segundo de media, una cifra que ofrece unas posibilidades excepcionales para la producción de energía eléctrica.
El reto surge al intentar alcanzar esa altura con un artefacto que sobreviva a las embestidas del viento y las sepa aprovechar. La solución podría estar en las manos de los niños: las cometas. Una evolución de este juguete, la vela que los amantes del “Sky Surf” utilizan para volar por encima de las olas, es la clave de un revolucionario sistema que un grupo de investigadores italianos está desarrollando con el que, según dicen, pueden producir gracias al viento tanta energía como una central atómica. La idea surgió gracias al encuentro entre un amante del “Sky Surf” y dueño de una empresa de sistemas automatizados, Massimo Ippolito, y un profesor de controles automáticos de la Universidad Politécnica de Turín, Mario Milanese. Ippolito, Milanese y un tercer socio han constituido Kite Gen, cuyo objetivo es “ofrecer soluciones eficientes a la escasez de energía planetaria” por medio de renovables “baratas, abundantes y no contaminantes”.
Para que las cometas de Kite Gen aprovechen la energía del viento, los investigadores han planeado un sistema que han bautizado “el yoyó”. Consiste en sujetar por con dos cables de 800 metros al artefacto volador de manera que, conforme asciende, hace girar dos cilindros que, a modo de dinamo, producen energía. Cuando la cometa ha alcanzado su máxima altura, un motor recoge los cables y el vuelo vuelve a comenzar. Para ello, sólo gasta el 15% de la electricidad producida antes. Los impulsores de Kite Gen han diseñado además un sistema de navegación que, por medio de sensores adheridos a la cometa, da información a los cilindros de la base para que cacen o amollen los cabos de manera que el vuelo del artefacto sea siempre en forma de ocho. Así, el aprovechamiento del viento y la producción energética se maximizan.
Al provocar este movimiento, Kite Gen hace que las cometas se comporten como si fueran la parte exterior de la hélice de una turbina, aunque colocada en el lugar donde el viento es más fuerte, según explicó Milanese al diario italiano La Repubblica. Las plantas de producción eléctrica planeadas por Kite Gen estarían formadas por varias de estas cometas con sus respectivas bases y un centro de control desde el que se pilota el vuelo de los artefactos según los datos que ofrecen los sensores. De acuerdo a sus proyecciones, las cometas podrían llegar a producir hasta 1.000 megavatios de energía si 200 de ellas se conectaran a un anillo que, a modo de tiovivo, hicieran girar. Este tipo de central, que generaría la misma energía que una planta nuclear mediana, costaría entre 500 y 600 millones de euros, una sexta parte del precio de la atómica. La electricidad producida sería también muy barata, ya que, según los cálculos de Kite Gen, sólo supondría un tercio de lo que hoy cuesta la energía más económica, el carbón.

Fuente: El Confidencial